Il cibo che viaggia: idee per mangiare sano e inquinare meno.

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Il banco ortofrutta del supermercato è sempre coloratissimo e invitante. Pomodori, mele, kiwi, arance e angurie sono lì ad aspettarci in ogni stagione. Buoni per la tavola, ma qual è il costo che il sistema terra ha pagato per permetterci di mangiare i mandarini a luglio quando i frutteti del sud Italia hanno smesso di produrli a marzo?

Probabilmente il nostro mandarino arriva dalla Spagna o dalla Turchia e per arrivare sulla nostra tavola ha macinato un bel po’ di chilometri. Pensiamo allora ad un tir carico di mandarini che dal sud della Spagna deve raggiungere il nostro nord Italia, possiamo calcolarlo facilmente con Google Maps: percorrerà circa 1380 km consumando all’incirca 1 litro di gasolio ogni 3 km. Sono 460 litri di gasolio che hanno prodotto Co2, hanno consumato pneumatici, hanno reso le strade rumorose e trafficate, tutto perchè noi potessimo avere il mandarino a luglio. Il viaggio è lungo e il frutto deve essere presentabile quando arriva a destinazione: sarà stato raccolto ancora acerbo e sarà maturato nella cassette perdendo così non solo parte del suo sapore, ma anche dele caratteristiche organolettiche date dalla amturazione naturale. Forse sarebbe stato meglio rinunciarci?

Evitare di contribuire a questo sistema si può, con alcune piccole attenzioni. La legge italiana obbliga i produttori a scrivere sull’etichetta di frutta e verdura tre informazioni: varietà, categoria e origine del prodotto. Se non vengono dall’Italia è meglio lasciar stare, ci sono sicuramente prodotti di stagione che hanno consumato meno risorse per arrivare fino al bancone del supermercato. Sul web sono diversi i siti che propongono tabelle con indicati i prodotti per ogni stagione, così da scegliere sempre secondo i ritmi della natura e non del mercato ( http://www.federconsumatori-torino.it/index.jsp?ixPageId=360&ixMenuId=109, per esempio). Altra soluzione è cercare i prodotti tipici della propria zona: ci sono sicuramente piccoli produttori diretti da cui rifornirsi senza passare per le grandi catene, magari attraverso i Gruppi di Acquisto Solidale (http://www.retegas.org/ ).

Andare a fare la spesa al mercato sotto casa è una buona soluzione, spesso sono gestiti da coltivatori diretti da cui si possono avere tutte le informazioni sui prodotti esposti. Attenzione però, anche il mercato rionale può non essere del tutto trasparente. Il rapporto 2013 del Movimento per la Difesa del Cittadino segnala che le irregolarità sull’etichettatura dei prodotti nei mercati rionali sono in aumento. Su 307 banchi visitati in Basilicata, Campania, Calabria, Lazio, Marche, Toscana e Veneto solo il 22% espone tutte le informazioni previste dalla legge, mentre l’anno passato la percentuale era del 24%. Il rischio è di comprare prodotti importati spacciati per locali o generici etichettati come biologici o ancora merce comune spacciata per DOC o DOP.

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