Appello al Presidente Giorgio Napolitano
Ill.mo Sig. Presidente
La Valle di Susa è divenuta da tempo un luogo di acuta tensione che, oltre a degradare notevolmente la qualità di vita della popolazione, produce un crescendo di violenza verbale e fisica che sarebbe poco saggio sottovalutare. Alla radice c’è un malessere reale accumulatosi in oltre vent’anni di pessimo rapporto tra istituzioni e comunità locale. Tuttavia gli atti di forza, da entrambe le parti, radicalizzano le contrapposizioni e allontanano l’attenzione dal problema che è all’origine dello scontro.
La reazione istituzionale non fa che occuparsi dei sintomi della malattia; ma finché il problema non viene affrontato nelle sue radici, il malessere, le tensioni, l’irrazionalità e anche la violenza sono destinati a durare e crescere. Nel caso della Valle di Susa, il punto da cui tutti i contrasti scaturiscono è una ferrovia che si vorrebbe costruire attraverso le montagne, laddove ne esiste già una in perfetta efficienza e sottoutilizzata. Ad una analisi fredda e distaccata quell’opera appare platealmente insensata dal punto di vista economico, ambientale e trasportistico.
Valutazioni critiche, oltre che da tecnici e ricercatori come alcuni degli scriventi, sono state espresse a più riprese, nelle forme proprie, anche da organismi quali la Corte dei Conti italiana e, sul lato francese, dalla Cour des Comptes, l’Inspection Générale des Finances, il Conseil Général des Ponts et Chaussées, la Direction Générale du Trésor, gli ex Presidenti del Réseau Ferré de France e della SNCF.
Alle obiezioni si è per lo più risposto con slogan, affermazioni ideologiche e retorica, rifiutando ogni confronto basato su una metodologia scientifica oggettiva. Questo è il nodo da sciogliere se si vuole curare il male invece di reprimerne i sintomi. L’unica procedura per verificare se le critiche siano fondate oppure no è il confronto argomentato, pubblico e indipendente, nel merito delle grandezze fisiche e dei dati economici. Questo confronto non c’è mai stato, perché si è pensato di confinare il dibattito in sedi non pubbliche e certamente non paritarie, per nulla indipendenti e per finalità strumentali, a valle di decisioni comunque prese d’autorità e presentate come immodificabili e corrette a priori.
Noi, forse ingenuamente, riteniamo che ogni decisione importante dello Stato debba essere presa a seguito di un’analisi trasparente e razionale.
Un confronto onesto e aperto come quello che prospettiamo è la strada per togliere pretesti a chi si illude di cambiare il mondo lanciando sassi, incendiando macchinari o peggio. Nel contempo è anche vero che la ragione non si ha grazie alla forza, nemmeno se istituzionale.
Nel panorama di grande incertezza della politica nazionale non sappiamo letteralmente a chi rivolgerci.
Abbiamo già firmato altri appelli, promosso conferenze scientifiche in sedi accademiche, pubblicato libri, chiesto ascolto alla stampa, a politici e pubblici funzionari, ma senza alcun effetto. Ci rivolgiamo perciò a Lei nella sua veste istituzionale di massima carica della Nazione, che è di diritto e di fatto super partes; e ci rivolgiamo a Lei in quanto persona che ha dimostrato la capacità di ascolto e la saggezza che questa vicenda richiede se se ne vuole venire a capo senza ulteriori forzature e senza sofferenze.
La preghiamo ancora una volta: promuova Lei quel confronto pubblico, qualificato e indipendente, basato su dati, misure e metodo scientifico, che potrà aiutare tutti a porre fine al malessere sociale e alla violenza.
Torino, 11 ottobre 2013
L’appello e la lista dei primi firmatari sono scaricabili dal seguente link: Appello Val Susa
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