La necessità di raggiungere un’efficace salvaguardia dei beni planetari è urgente. Via via che procediamo nell’Antropocene, rischiamo di spingere il Sistema Terra su una traiettoria che condurrà a condizioni più ostili dalle quali non sarà facile rientrare.
STEFFEN W., et. al, Ambio, 2011
La crisi economica iniziata nel 2008 sottende molti altri segnali di fragilità connessi con:
- esaurimento delle risorse petrolifere e minerarie di facile estrazione
- riscaldamento globale, eventi climatici estremi
- pressione insostenibile sulle risorse naturali, foreste, suolo coltivabile, pesca oceanica
- instabilità della produzione alimentare globale
- aumento popolazione (oggi 7 miliardi, 9 nel 2050)
- perdita di biodiversità – desertificazione
- distruzione di suolo fertile
- aumento del livello oceanico e acidificazione delle acque
- squilibri nel ciclo dell’azoto e del fosforo
- accumulo di rifiuti tossici e inquinamento persistente dell’aria, delle acque e dei suoli con conseguenze sanitarie per l’Uomo e altre specie viventi
- difficoltà approvvigionamento acqua potabile in molte regioni del mondo
La comunità scientifica internazionale negli ultimi vent’anni ha compiuto enormi progressi nell’analizzare questi elementi.
Milioni* di articoli rigorosi, avallati da accademie scientifiche internazionali, una su tutte l’International Council for Science, nonché numerosi programmi di ricerca nazionali e internazionali, mostrano la criticità della situazione globale e l’urgente necessità di un cambio di paradigma.
Il dominio culturale delle vecchie idee della crescita economica materiale, dell’aumento del Prodotto Interno Lordo delle Nazioni, della competitività e dell’accrescimento dei consumi persiste nei programmi dei governi come unica via d’uscita di questa crisi epocale. Queste strade sono irrealizzabili a causa dei limiti fisici planetari. Una regola di natura vuole che ad ogni crescita corrisponda una decrescita. La crescita economica, con i paradigmi attuali, segna la decrescita della naturalità del pianeta. I costi economici di queste scelte sono immani e le risorse finanziarie degli stati sono insufficienti a sostenerli.
L’analisi dei problemi inerenti alla realtà fisica del mondo viene continuamente rimossa o minimizzata, rendendo vano l’enorme accumulo di sapere scientifico che potrebbe contribuire alla soluzione di problemi tuttavia sempre più complessi e irreversibili al trascorrere del tempo.
Chiediamo pertanto al mondo dell’informazione di rompere la cortina di indifferenza che impedisce un approfondito dibattito sulla più grande sfida della storia dell’Umanità: la sostenibilità ambientale, estremamente marginale nelle politiche nazionali degli ultimi 20 anni e ad oggi assente dalla campagna elettorale in corso.
Non si dia per scontato che il pensiero unico degli economisti ortodossi sia corretto per definizione. Si apra un confronto rigoroso e documentato con tutte le discipline che riguardano i fattori fondamentali che consentono la vita sulla Terra – i flussi di energia e di materia – e non soltanto i flussi di denaro che rappresentano una sovrastruttura culturale dell’Umanità ormai completamente disconnessa dalla realtà fisico-chimica-biologica.
E’ quest’ultimo complesso di leggi naturali che governa insindacabilmente il pianeta da 4,5 miliardi di anni: non è disponibile a negoziati e non attende le lente decisioni umane.
(*) Si ottiene con una semplice ricerca web di articoli scientifici sul tema Global Change.
Bibliografia essenziale:
PAUL R. EHRLICH, ANNE H. EHRLICH, 2013 – Can a collapse of global civilization be avoided? Proceedings of The Royal Society B, 280, 1754, http://rspb.royalsocietypublishing.org/content/280/1754/20122845.abstract.html?cpetoc
Gennaio 2013
Primi firmatari:
FERDINANDO BOERO, docente di Zoologia e Biologia Marina all’Università del Salento e associato all’Istituto di Scienze Marine del CNR.
DANILO MAINARDI, professore emerito di ecologia comportamentale, università di Ca’Foscari, Venezia
ANDREA MASULLO – Docente di Fondamenti di Economia Sostenibile all’Università di Camerino
LUCA MERCALLI – Presidente Società Meteorologica Italiana e docente SSST Università di Torino
ANGELO TARTAGLIA, docente al Politecnico di Torino, Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia
ROBERTO DANOVARO, professore di ecologia, Università Politecnica delle Marche, Presidente della Società Italiana di Ecologia
Seguono altre 458 adesioni di universitari e scienziati degli enti di ricerca.
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